RACCOLTA DEL POMODORO E RISCHIO PER GLI ARTI SUPERIORI

Il pomodoro è tra le colture più diffuse in Italia. Il ciclo produttivo richiede operazioni in campo e in industria che possono causare disturbi muscolo-scheletrici dovuti ai movimenti ripetitivi degli arti superiori dei lavoratori impiegati nella cernita.

La coltivazione del pomodoro da industria risulta, oggi, meccanizzata in ogni fase, dalle operazioni di semina-trapianto alla raccolta. Le macchine per la raccolta del pomodoro nascono agli inizi degli anni sessanta negli USA; in Italia le prime macchine furono realizzate un decennio più tardi: erano per lo più modelli trainati che distaccavano le bacche, che venivano poi cernite per separare quelle verdi da quelle mature da personale a bordo. In genere erano necessari da 8 a 12 addetti.

Nel corso degli anni le raccoglitrici hanno subito una notevole evoluzione tecnologica e dagli anni novanta in poi si sono affermati definitivamente modelli semoventi dotati di selezionatrici optoelettroniche.

Le macchine attualmente prodotte sono del tipo a cantieri riuniti, semoventi con trasmissione idrostatica e dotate di apparecchi per la cernita elettronica del prodotto raccolto.

La macchina dapprima taglia la pianta che viene poi caricata, mediante nastri trasportatori, sulla macchina; un apposito organo scuotitore imprime quindi alle piante delle accelerazioni per distaccarne i frutti: vengono distaccati sia i pomodori rossi che quelli verdi, o comunque non idonei ad essere lavorati. Le parti di pianta vengono allontanate con l’azione di un ventilatore, mentre le bacche raggiungono la zona di cernita. Qui si provvede a separare i frutti maturi da quelli verdi, marci e dalle pietre. Tale operazione è oggi affidata prevalentemente a selezionatrici optoelettroniche, che separano le bacche in base alle loro caratteristiche cromatiche; il lavoro viene poi rifinito da un paio di addetti, i quali trovano posto uno prima ed uno dopo il color sorter.

Se è vero che il crescente livello di meccanizzazione porta ad un minore impiego di manodopera e che molti lavori pesanti possono essere così risparmiati all’uomo è pur vero che le macchine attuali sono molto complesse ed hanno livelli produttivi molto elevati. Questo comporta che l’uomo sia più esposto al rischio di infortunio, per i molti organi in movimento, e che quando si trova a lavorare su macchine che operano con velocità elevata, oltre al rischio di infortunio, si ha una elevata sollecitazione biomeccanica degli arti.

Nel caso del pomodoro si è passati dai primi modelli, che avanzavano a velocità di 0,5 km/h, a quelli attuali che procedono a circa 3 km/h, ed i livelli produttivi sono passati dalle 5 t/h dei modelli trainati e senza selezionatrice, alle oltre 35 t/h delle macchine attuali, in cui chiaramente è cresciuta la velocità di rotazione di tutti gli organi di lavoro.

Questa situazione se da un lato ha portato ad abbassare di molto i costi e ad un minore impiego di manodopera, ha portato ad una velocità di rotazione del nastro di cernita che costringe gli operatori ad effettuare moltissime operazioni nell’unità di tempo.

Il Laboratorio di Ergonomia e Sicurezza del Lavoro dell’Università della Tuscia ha svolto una ricerca mirata a valutare i rischi da movimenti ripetitivi degli arti superiori per gli addetti alla cernita, utilizzando il metodo dell’“OCRA index”. Come noto questo metodo si basa sul calcolo del numero massimo di azioni raccomandate, basato sullo studio delle modalità con le quali viene effettuata l’operazione, e successivamente, sul confronto tra il numero di azioni effettivamente svolte dall’arto superiore e il valore calcolato raccomandato.

Il numero consigliato di azioni (RTA), equivalente per i due arti che svolgono le stesse azioni, è stato calcolato applicando i coefficienti di seguito riportati:

RTA = CF × FoM × PoM × AdM × ReM × (D × RcM × DuM) = 30 x 1 x 0,6 x 0,8 x 0,7 x (426 x 1 x 1) = 4.294 azioni per turno.

dove CF è la “costante di frequenza” delle azioni tecniche al minuto raccomandate in buone condizioni, FoM, PoM, AdM e ReM sono coefficienti moltiplicativi, con valori compresi tra 0 e 1, scelti in base al comportamento dei fattori di rischio forza (FoM), postura (PoM), supplementari (AdM) e ripetitività (ReM); D è la durata netta del compito ripetitivo in minuti, RcM è il moltiplicatore per la “carenza dei periodi di recupero” (compreso tra 0 e 1) e DuM è il moltiplicatore per la durata complessiva dei compiti ripetitivi durante un turno.

Dal rapporto tra il numero complessivo di azioni tecniche effettivamente compiute dai lavoratori (ATA) e RTA, si ottiene l’indice di esposizione:

OCRA index = (240 x 426) / 4.294 = 102.240 / 4.294 = 23,81

Il valore ottenuto è molto superiore al limite raccomandato dal modello, che specifica che i valori superiori a 3,5 sono considerati inaccettabili, e quindi il modo in cui il lavoro viene eseguito deve essere modificato.

L’indice calcolato è particolarmente elevato soprattutto a causa della elevata frequenza dei movimenti (ben 240 azioni/minuto durante la selezione). Il problema non risulta di semplice soluzione. Se, infatti, si aumentasse il numero di lavoratori addetti alla cernita ci sarebbe comunque un elevato rischio, da ripartire inoltre tra più individui. Una riduzione della velocità del nastro non è compatibile con l’alta produttività delle moderne macchine. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di eliminare la selezione manuale a favore di più selezionatrici opto-elettroniche. Tuttavia, questo approccio avrebbe anche conseguenze negative quali, ad esempio, la possibilità di trovare pomodori immaturi o marci tra i prodotti raccolti, con conseguente riduzione della qualità. Per contrastare questo, si potrebbe intervenire a valle della raccolta, migliorando la selezione del prodotto direttamente al centro di produzione.

In conclusione si può comunque affermare che la tendenza attuale di sostituire la cernita manuale a bordo della macchina con selezionatrici ottiche sembra essere appropriata per ridurre il rischio di disturbi muscolo-scheletrici correlati al lavoro.

Per saperne di più:

CECCHINI M., COLANTONI A., MASSANTINI R., MONARCA D. (2010). The risk of musculoskeletal disorders for workers due to repetitive movements during tomato harvesting. Journal of Agricultural Safety and Health. 16(2): 87-98.