STRESS DA CALDO IN SERRA DURANTE LE OPERAZIONI DI INNESTO

L’impiego di piante innestate su genotipi resistenti è largamente applicato nell’orticoltura mediterranea. Piante con maggiore resistenza a infezioni da patogeni terricoli e con maggiore tolleranza verso stress abiotici si ottengono mediante diverse tecniche di innesto. L’innesto viene effettuato in ambienti protetti (serre) dove temperatura, umidità relativa e radiazione solare sono controllate allo scopo di favorire i processi di cicatrizzazione dei tessuti vegetali. Le temperature raccomandate a tal fine vanno da 24°C a 27°C anche se alcuni autori indicano valori più alti. L’umidità relativa deve essere prossima al 95% e devono essere impiegate coperture idonee a ridurre la radiazione solare sulle piante.

Una totale automazione delle operazioni di innesto è difficile da ottenere a causa della non perfetta uniformità delle piante, ma alcune fasi di innesto possono essere automatizzate per aumentare la produttività del lavoro. In questo contesto, la presenza dell’operatore è essenziale, e lo stesso è soggetto a stress termico oltre a svolgere compiti ripetitivi. Il Laboratorio di Ergonomia e Sicurezza del Lavoro dell’Università della Tuscia ha condotto uno studio finalizzato a valutare lo stress termico dei lavoratori impiegati nel trapianto di ortaggi in serra. A tale scopo i dati climatici e microclimatici sono stati raccolti in una serra usata per l’innesto di pomodoro, anguria, melone, ecc., presso un’azienda nel nord del Lazio, nel periodo da settembre 2010 a giugno 2011.

Sono stati calcolati i principali indici utilizzati per la valutazione dello stress da calore (WBGT, PMV e PPD secondo la normativa, ESI come alternativa al WBGT). I risultati hanno evidenziato superamenti anche notevoli delle soglie critiche per tutti gli indici nei mesi di maggio e giugno, mentre nel mese di aprile le soglie vengono superate solo per brevi periodi.

Al fine di mitigare le condizioni di stress da calore si possono adottare misure diverse: un controllo più accurato delle temperature più elevate negli ambienti confinati (ventilazione, raffreddamento, ecc.), una migliore scelta dell’abbigliamento del lavoratore e una riduzione del tempo di esposizione alle alte temperature .

I risultati sono pubblicati sul Journal of Food, Agriculture & Environment (Vol.10 (2), 1117-1121).