Progetto “SicurA” – Filiera Agroforestale

N.B.: Le informazioni di seguito riportate si riferiscono all’epoca di realizzazione del progetto.

Tra le attività di lavoro forestale quelle connesse al processo di utilizzazione sono le più diffuse, e sono considerate le più pericolose sia per numero di incidenti mortali che per numero di giornate lavorative perse.

Il D.Lgs. 626/94 mette in evidenza in maniera pressante il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Tra gli elementi innovativi di maggiore rilevanza presenti nel decreto c’è la valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro con la predisposizione della relativa relazione. La valutazione dei rischi è l’atto centrale intorno al quale deve ruotare tutto il sistema della prevenzione infortunistica aziendale.

Come in tutti i settori produttivi, anche le aziende operanti nel settore forestale sono soggette all’applicazione del D.Lgs 626/94. È sempre il datore di lavoro, supportato dal dirigente e dal preposto (anche se spesso queste figure vengono a coincidere) a compiere la valutazione dei rischi.

Le modalità di lavoro nei cantieri di utilizzazione forestale, e le condizioni di rischio ad esse associate, variano a seconda delle specie presenti, delle condizioni orografiche e climatiche e del tipo di selvicoltura praticata.

In generale, l’insorgenza dei rischi è legata in massima parte all’uso di macchine o attrezzature di lavoro varie e alle condizioni ambientali (soprattutto climatiche e orografiche).

Per la stesura delle schede di sicurezza per il comparto agroforestale è stato seguito il seguente criterio:

  • descrizione della sequenza delle operazioni;
  • analisi degli infortuni nel settore;
  • individuazioni delle mansioni svolte da ogni singolo operatore;
  • definizione delle schede di sicurezza descrivendo sia i rischi individuati che le misure di contenimento più adatte.

DESCRIZIONE DELLA SEQUENZA DELLE OPERAZIONI

I lavori di utilizzazione sono, all’interno della famiglia dei lavori forestali, quelli volti allo sfruttamento del legname prodotto dal bosco. La loro esecuzione prevede, da parte dell’operatore, la conoscenza dei molti fattori che interagiscono all’interno del bosco stesso, questo a maggior ragione oggi che si va sempre di più verso una selvicoltura di tipo naturalistico. I lavori di utilizzazione quindi, raggruppano tutti quei lavori necessari a prelevare dal bosco il legname.

Mentre l’abbattimento è sempre la prima fase del lavoro di utilizzazione vero e proprio, le altre non sempre si susseguono in sequenza né sono sempre presenti.

All’interno dei lavori di utilizzazione boschiva si possono quindi distinguere varie fasi (figura 1):

  • ciclo preparatorio;
  • ciclo tecnologico;
  • ciclo dell’esbosco e dei trasporti;
  • lavori all’imposto.

Figura 1: Sequenza delle fasi del lavoro di utilizzazione forestale

Si descrivono brevemente, di seguito, le singole operazioni nella loro successione teorica.

Ciclo preparatorio

Accesso al bosco

È la fase iniziale che consente di arrivare al bosco. L’accesso avviene in genere attraverso l’ausilio di autovetture fuoristrada, trattori o altri mezzi di trasporto. Sono in genere, mezzi dotati di quattro ruote motrici con confort ridotto.

La funzione più importante la svolge sicuramente il conducente del mezzo, anche se i rischi interessano tutti i passeggeri del veicolo.

La probabilità di accadimento di un incidente non è molto alta, ma le eventuali conseguenze possono essere anche molto gravi. Per questo motivo vanno prese tutte le misure precauzionali necessarie.

Lavori per la martellata delle piante

Altro tipo di lavori preliminari caratterizzati da pericoli derivanti dall’uso di attrezzi taglienti, vernici, solventi, nonché dalle particolari condizioni ambientali in cui si è costretti a lavorare.

Difficilmente in questa fase vengono usate delle macchine: si usano per lo più attrezzi manuali che consentono di ripulire localmente il sottobosco per consentire il passaggio dell’operatore.

Ogni singolo operatore deve perciò avanzare nel bosco con l’ausilio di questi attrezzi, manipolare vernici, solventi e martello forestale al fine di segnare le piante da abbattere e da rilasciare.

Le probabilità di accadimento di incidenti in questa fase sono legate soprattutto all’uso degli attrezzi da taglio, e per quello che riguarda le malattie professionali, alle condizioni ambientali. L’incidenza degli altri fattori di rischio è in genere abbastanza bassa.

Ripulitura

È la fase in cui vengono ripulite le strade, le piste e gli imposti. Vengono usati mezzi meccanici come le macchine per il movimento terra e i decespugliatori ma anche attrezzi da taglio. Le macchine usate in questa fase possono essere molte e di diversa tipologia.

Le operazioni che si svolgono in questa fase consistono essenzialmente nel pulire le aree di lavoro dalla vegetazione arbustiva spontanea che è cresciuta durante il periodo di inutilizzo delle stesse, sistemando la viabilità forestale per consentire un facile accesso al bosco.

Gli operatori quindi, si possono trovare a dover utilizzare mezzi meccanici per piccoli o grandi movimenti di terra (in genere piccoli) lavorando spesso in condizioni orografiche difficili, nonché decespugliatori e attrezzi manuali per il taglio della vegetazione arbustiva minuta. Altri pericoli durante l’uso della macchine per il movimento terra si hanno per gli operatori a terra che rischiano di non essere ascoltati o visti dall’operatore a bordo del mezzo e quindi investiti.

Ciclo Tecnologico

Abbattimento

È la fase in cui si effettua il taglio dell’albero. È caratterizzata dall’uso della motosega, come attrezzo principale, ma i rischi derivano anche dall’uso degli attrezzi da taglio e dalle condizioni ambientali. È sicuramente una delle fasi del lavoro di utilizzazione più pericolosa in assoluto.

I lavori iniziano con l’avvicinamento alla pianta da abbattere e con lo studio della migliore e più sicura tecnica di abbattimento, per proseguire poi con l’abbattimento vero e proprio, magari con l’ausilio di varie tecniche e vari mezzi agevolatori.

Il taglio va affidato solo a personale esperto, padrone delle tecniche di abbattimento, capace di valutare ogni singola situazione di rischio che deriva sia dall’ambiente, sia dall’uso degli attrezzi potenzialmente molto pericolosi.

I pericoli a carico degli operatori sono legati essenzialmente all’uso della motosega che, se da un lato ha contribuito notevolmente ad agevolare il lavoro ed alleviare la fatica, dall’altro ha portato ad un aumento degli infortuni. Infatti è la macchina cui sono ascrivibili la maggior parte degli incidenti che si verificano in foresta (sia diretti che indiretti). Altri pericoli a carico degli operatori derivano dall’uso di attrezzi da taglio, sempre essenziali in questa fase e dalle condizioni ambientali spesso difficili in cui ci si trova ad operare.

Allestimento

È l’operazione che segue l’abbattimento e viene compiuta in genere con gli stessi mezzi meccanici, nello stesso luogo e con le stesse condizioni ambientali.

Durante l’allestimento si tagliano i rami, il cimale, e il tronco viene sezionato in toppi di dimensioni minori (se il tipo di assortimento lo richiede).

Durante la sramatura andrebbe usata una motosega più leggera di quella utilizzata per effettuare l’abbattimento della pianta per aumentare la maneggevolezza dell’attrezzo, cosa che in pratica non viene mai fatta. Vengono poi usati i soliti attrezzi manuali, che sono spesso di notevole aiuto specie durante l’operazione di sramatura.

I rischi a carico degli operatori derivano quindi dall’uso della motosega, degli attrezzi manuali, e delle condizioni ambientali, complicate dalla presenza dei rami tagliati e altro materiale che rimane vicino alla pianta abbattuta. Molti rischi coincidono con quelli rilevati durante l’operazione di abbattimento in quanto molte delle attrezzature utilizzate sono le stesse.

Ciclo dell’esbosco e dei trasporti

Concentramento

L’operazione di concentramento è quella mediante la quale il materiale allestito viene avvicinato dal letto di caduta alle piste di esbosco per essere successivamente portato fuori del bosco.

Varie sono le tecniche di concentramento che possono essere usate in dipendenza principalmente del tipo di materiale che deve essere movimentato, e dalle condizioni orografiche del territorio dove si è costretti a lavorare. Vari quindi sono anche gli attrezzi e le macchine usate con conseguente variabilità dei rischi cui sono sottoposti gli operai che lavorano a questa operazione.

Generalizzando, i rischi maggiori sono legati all’uso di attrezzi manuali e mezzi meccanici, ma anche alla movimentazione manuale dei carichi e alle condizioni ambientali. Indossare la fornitura completa di DPI non è strettamente necessario in questa fase a meno che le macchine e gli attrezzi usati non lo impongano.

I mezzi meccanici usati in questa fase sono principalmente trattori forestali con verricello (i cui rischi verranno analizzati nella fase di esbosco vera e propria), gru a cavo nelle sue varie forme, ecc.

Esbosco e trasporti

È la fase durante la quale il materiale viene portato fuori del bosco. Come per il concentramento la modalità con cui viene eseguita dipende molto dall’assortimento ritratto e dall’orografia, anche se c’è una grossa prevalenza dell’esbosco con mezzi meccanici per condizioni stazionali medie.

Per assortimenti di lunghezza ridotta vengono usati il rimorchio forestale con braccio caricatore, i trattori muniti di gabbie o gli animali.

I rischi maggiori a carico degli operatori sono dati dall’uso di macchine come i trattori e i verricelli che in genere sono macchine adattate ai lavori in bosco (non progettate appositamente per esso), provenienti dal mondo agricolo e dotate più o meno di vari dispositivi di protezione, ma anche dalla movimentazione manuale dei carichi e dalle condizioni ambientali. Raro nelle condizioni stazionali medie italiane è l’uso di mezzi articolati pesanti come gli skidder, mezzi appositamente costruiti per questo tipo di lavoro.

Lavori all’imposto

Arrivo del materiale

È la fase in cui il materiale esboscato arriva al piazzale dell’imposto per esservi accumulato o ulteriormente lavorato. I modi in cui arriva il materiale dipendono dal tipo di materiale stesso e dalle tecniche utilizzate per esboscarlo. I pericoli più gravi si incontrano nella fase di sganciamento del materiale trainato o nello scarico degli animali e dei rimorchi forestali, a causa dei movimenti improvvisi del materiale che viene liberato dalle corde e dai vincoli che lo tenevano durante il trasporto.

In questa fase l’operatore è sottoposto anche ai rischi dovuti alla movimentazione manuale dei carichi, in quanto spesso il materiale va scaricato o comunque movimentato a mano, nonché a pericoli derivanti dall’uso di attrezzi agevolatori. Una minore incidenza hanno in questa fase le condizioni ambientali in quanto l’imposto è in genere un piazzale pianeggiante più o meno ampio con fondo in terra battuta, dove non sono presenti i rischi dovuti ad esempio alla pendenza.

Ulteriore allestimento

È la fase con la quale i toppi portati all’imposto vengono tagliati alla lunghezza giusta per poter essere trasportati; se l’assortimento lo richiede si può ricorrere alla scortecciatura (fatta in genere manualmente ma anche con macchine apposite).

Sempre presenti, per l’operaio addetto a questa fase, sono i rischi dovuti alla movimentazione manuale dei carichi, all’uso degli attrezzi manuali, a cui si aggiungono i rischi dovuti all’uso della motosega (spesso l’unico mezzo presente in cantiere per effettuare un allestimento definitivo dei toppi da trasportare).

Carico e trasporto

Il materiale allestito in modo più o meno definitivo viene finalmente caricato e portato via dal bosco. I mezzi usati in questa fase sono i mezzi caricatori, i camion e i trattori con rimorchio.

Spesso gli operai sono costretti ad eseguire questa operazione a mano, e anche quando si utilizzano mezzi caricatori per portare il materiale nei cassoni, la sistemazione definitiva del carico viene fatta manualmente, a volte lavorando sulla catasta in formazione. Ci sono poi i rischi a carico di chi effettua il trasporto vero e proprio su piste forestali e strade normali. Questo in genere viene fatto con camion e a volte con trattori (per spostamenti brevi). I rischi sono quelli tipici di chi è addetto alla guida di un mezzo su strada (incidenti stradali), insieme a quelli dovuti alla presenza del carico trasportato (e di una sua eventuale liberazione).

ANALISI DEGLI INFORTUNI NELLE OPERAZIONI DI UTILIZZAZIONE FORESTALE

Le attività di utilizzazione boschiva rientrano nel gruppo delle lavorazioni agricole sotto la dizione “attività di selvicoltura” che raggruppano le seguenti operazioni:

  • abbattimento o taglio di piante;
  • prima lavorazione del legno sul posto;
  • carbonizzazione;
  • riceppatura e dicioccamento.

La voce di tariffa per l’INAIL, relativa ai dati riportati nel presente lavoro, è la 1130.

La tabella 1 esprime i dati sugli infortuni avvenuti in diversi anni (dal 1996 al 1999) e indennizzati dall’INAIL. La tabella riportata è un estratto della statistica redatta a livello provinciale con la somma parziale per regione e somma finale nazionale, compilata dall’Osservatorio Statistico INAIL di Roma che ha gentilmente fornito i dati .

Tabella 1: infortuni avvenuti negli anni 1996-1999, voce di tariffa 1130, statistica a livello nazionale

Figura 2: Andamento del numero di infortuni denunciati e definiti negli anni 1996-1999

l’INAIL ha sempre gentilmente fornito una elaborazione dei dati relativi al 1998 degli infortuni del settore forestale divisi per forma di accadimento. I valori forniti sono riportati in tabella 2.

Tabella 2: Infortuni avvenuti nel 1998 divisi per forma di accadimento

Dall’analisi dei dati riportati in tabella 2 si può dedurre che le due forme di infortunio più frequenti sono “si è colpito con” e “colpito da” che insieme formano più del 50% (esattamente il 51%) dei casi indennizzati dall’INAIL. Si può anche notare che la maggior parte dei casi denunciati e indennizzati hanno condotto l’infortunato “solo” ad un periodo di “inabilità temporanea” (88,9% dei casi indennizzati) mentre fortunatamente meno frequenti sono i casi di inabilità permanente (10% del totale indennizzato) e i casi di morte (0,9%). La distribuzione dei casi di morte divisi per forma di accadimento è riportata in figura 3.

Figura 3: Infortuni sul lavoro avvenuti nel 1998 distribuiti per forma di accadimento, casi mortali indennizzati

La distribuzione dei casi che hanno determinato inabilità permanente è invece riportata in figura 4.

Figura 4: Infortuni sul lavoro avvenuti nel 1998, distribuzione secondo la forma di accadimento, casi indennizzati di inabilità permanente

I dati infortunistici vanno letti anche alla luce delle caratteristiche demografiche e dell’età. Ad esempio, i casi di infortunio nel settore della selvicoltura mostrano un’età media di 43 anni contro un dato complessivo dell’industria a del terziario di 37. Questo denuncia un’età decisamente avanzata degli addetti con un aumento della frequenza infortunistica visto che il rischio è direttamente legato all’età.

Per quello che riguarda le conseguenze sulle sedi anatomiche si può rilevare che la maggior parte degli incidenti provocano danni al volto (faccia e occhi), al tronco (colonna vertebrale e gabbia toracica), e agli arti inferiori (ginocchio, coscia, gamba). Queste parti anatomiche sono coinvolte in un incidente su due che avviene nel settore delle utilizzazioni forestali.

Per quello che riguarda le malattie professionali, il settore della selvicoltura esprime un numero di indennizzi così esiguo da non poter impostare su di esso nessuna statistica.

Esempio di scheda di sicurezza

Bibliografia relativa alla filiera

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