Disparità, disuguaglianze, stereotipi, diffusi nella quotidianità e anche in molti ambiti disciplinari, incidono negativamente, direttamente o indirettamente, sulla vita delle persone e sulla collettività. La parità di genere migliora il benessere collettivo. Anche gli uomini, in una società maggiormente paritaria rispetto al genere, usufruiscono di significativi miglioramenti della propria qualità della vita. D’altronde la riduzione di ogni tipo di disuguaglianza crea favorevoli condizioni per lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà, come ben dimostrato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro e del Fondo Monetario Internazionale, in Europa le disuguaglianze sociali, di istruzione e reddito hanno provocato fino al 2015 una perdita di crescita economica pari al 5%. Diventa, per il benessere dell’intera società, sempre più urgente concentrare la ricerca in questa direzione, sull’inclusione e l’uguaglianza, e su quali possano essere le soluzioni da porre in campo per raggiungerle. L’innovazione tecnologica ha un indubbio potenziale per favorire l’inclusione ma solo se l’innovazione la si considera rispetto a tutte le sue dimensioni, tecnico-economica e sociale. La visione deve essere quindi complessiva e transdisciplinare.
Di questo e di altro si parlerà il 24 novembre in occasione del convegno “Innovazione e transdisciplinarità per l’uguaglianza e l’inclusione” che si terrà a Roma presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi Roma Tre e che è organizzato anche con la collaborazione del Laboratorio di Ergonomia e Sicurezza del Lavoro di Unitus.