Progetto “SicurA” – Filiera Vitivinicola

N.B.: Le informazioni di seguito riportate si riferiscono all’epoca di realizzazione del progetto.

Nella Regione Friuli Venezia Giulia uno dei settori più importanti sia a livello economico come anche di immagine è quello della filiera vitivinicola, il quale, per le sue connotazioni di eccellenza, non può esimersi dal prendere in seria considerazione uno degli aspetti fondamentali delle moderne produzioni: la sicurezza sul lavoro.

Per tentare di migliorare, dunque, questa situazione occorre agire efficacemente sul piano della prevenzione e a questo scopo lo strumento su cui si fa di solito affidamento è quello di una analisi dettagliata dei fattori di rischio presenti in azienda collegata agli specifici cicli e alle condizioni di carico negli ambienti di lavoro.

Il problema della salute e della sicurezza dei lavoratori, e di tutti i cittadini in generale, è ormai uno dei punti focali per determinare il progresso sociale di un paese. E’ evidente, ad esempio, che a livello della sicurezza sulle strade, non è più concepibile avere ogni anno in Italia oltre 5.000 morti e quasi 300.000 feriti. L’evoluzione tecnologica deve pertanto procedere di pari passo con quella sociale garantendo a tutti gli abitanti di un paese maggiori garanzie di sicurezza sul lavoro, sulle strade e all’interno delle stesse abitazioni, non dimentichiamo, infatti, gli innumerevoli incidenti domestici. Peraltro, come ribadito dalla “carta 2000”, la salute e la sicurezza sul lavoro sono l’imperativo che governo, istituzioni, amministrazioni locali e parti sociali si danno per il 2000. Rendere il lavoro esente da pericoli, spezzare la tragica catena di infortuni e morti, è la necessità che accomuna l’azione del governo, delle istituzioni locali e delle parti sociali. Nello stesso documento, si accerta inoltre, che le attività a maggior rischio sono quelle dei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, delle attività portuali, dei trasporti e delle attività estrattive (ISPESL, Carta 2000). Quella agricola è in particolare, un’attività poco esplorata dal punto di vista della tutela del lavoro a causa di numerosi fattori riconducibili a motivazioni d’inferiorità sia economica che sociale rispetto al settore industriale. Per la nostra Regione, va inoltre sottolineata, la particolare modalità del lavoro che si è storicamente sviluppata con un’articolazione per tipologie aziendali o agroindustriali, legate alla piccola scala ed alla conduzione diretto coltivatrice con l’assenza di grandi concentrazioni di lavoratori, che avrebbero potuto già da tempo stimolare studi di settore.

Queste caratteristiche del lavoro agricolo rappresentano le più importanti cause delle carenze conoscitive sulle condizioni di salute degli operatori, che si aggravano in presenza di alcune situazioni di emergenza imputabili essenzialmente al massiccio utilizzo di prodotti chimici e all’incidenza della meccanizzazione.

Ciò, fa sì che sulle malattie professionali, derivanti dalle attività agroindustriali, ci sia una scarsa conoscenza per la difficoltà degli accertamenti preventivi previsti per legge e per la mancanza di un’efficace divulgazione in proposito.

Oltre al rischio infortunio, in ambito agricolo, ci sono anche quelli dovuti a carichi di lavoro che spesso causano malattie professionali, come quelli:

  • di tipo fisico (rumore, vibrazioni, caldo, freddo, ecc.) ascrivibili alle macchine ed agli impianti;
  • di tipo energetico (movimentazione dei carichi e posture) durante le operazioni di spostamento, carico e scarico, concimazione, raccolta e trasporto;
  • di tipo biologico (batteri, funghi, emissioni gassose, ecc.);
  • di tipo climatico (stress termici di caldo, freddo, umido, secco), causati da lavori svolti nella stagione estiva o invernale, in ambienti eccessivamente caldi o freddi (celle frigorifere, celle termiche) e in ambienti molto umidi.

C’è da aggiungere, inoltre, che per quanto riguarda gli infortuni, a volte particolarmente gravi, la prevenzione, il controllo e l’informazione antinfortunistica presentano gravi carenze e difficoltà, ascrivibili ad una popolazione agricola poco sensibile e stimolata al problema in quanto inserita perlopiù in aziende di piccole e medie dimensioni a conduzione familiare.

Vi è quindi la necessità di approfondire lo studio sulle fonti di pericolo nelle diverse realtà aziendali così da avviare un’azione di sensibilizzazione ed informazione degli agricoltori per ridurre la pericolosità nell’impiego dei mezzi meccanici e delle attrezzature agricole in genere.

Da quanto sopra esposto, ed alla luce dei nuovi decreti legislativi 277/91 e 626/94, è importante prevedere a livello Regionale un’opera di divulgazione per la prevenzione e l’informazione degli operatori sui rischi connessi con il lavoro.

Nella Regione uno dei settori più importanti sia a livello d’immagine che economico è quello della filiera vitivinicola che per queste connotazioni di eccellenza non può prescindere da uno degli obiettivi fondamentali delle moderne produzioni che è la sicurezza del lavoro.

In questo comparto il numero degli infortuni è quasi pari al numero degli addetti (1.1556 su 1.879 addetti). Estendendo l’analisi alle aziende vitivinicole registrate dall’ERSA nel 1998, si nota che il comparto è molto più numeroso e che pertanto, dalle statistiche INAIL, sfuggono molte aziende a conduzione familiare, part-time o con lavoratori in età pensionabile. L’INAIL, al proposito, si cautela avvertendo che i suoi dati non comprendono gli eventi infortunistici legati a lavoro irregolare o che riguardano lavoratori anziani non assicurati, caso frequente proprio del lavoro agricolo.

Da qui l’importanza di questo studio, volto ad indagare l’universo della viticoltura Regionale a livello della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro, con l’obiettivo di divulgarne i risultati per una maggiore comprensione del fenomeno e fornire un utile supporto per ridurre i rischi da infortunio.

Esempio di scheda di sicurezza

Bibliografia relativa alla filiera

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