Progetto “SicurA” – Filiera Orticola

N.B.: Le informazioni di seguito riportate si riferiscono all’epoca di realizzazione del progetto.

INTRODUZIONE

La produzione orticola in pieno campo ottenuta negli areali vocati della Sicilia sud – orientale ha acquisito negli ultimi decenni un significato sociale ed economico di estremo rilievo. Essa si contraddistingue per l’elevata qualità del prodotto in campo e per l’accurato condizionamento che avviene nei magazzini di lavorazione con il fine di esaltarne le caratteristiche commerciali e aumentarne il gradimento da parte del consumatore.

I magazzini per la lavorazione post-raccolta, per via delle accresciute e sempre crescenti esigenze di mercato, sono diventate vere e proprie realtà industriali, contraddistinte da tecnologie sempre più aggiornate ed elevati impieghi di capitale e manodopera, spesso organizzata su più turni di lavoro per diversi mesi dell’anno.

La coltivazione della carota, fra le colture orticole da pieno campo, appare fra le più la più rappresentativa per estensione delle superfici e per la meccanizzazione sia delle linee di condizionamento che delle operazioni di campo.

In particolare la raccolta, abbandonate da tempo le modalità manuali, avviene facendo ricorso a macchine che svellono le carote, eliminano la parte epigea e parte delle impurità, riempendo i cassoni che verranno poi recapitati al magazzino.

Poiché sia la raccolta che il condizionamento durano parecchi mesi all’anno, particolare importanza assumono le condizioni di lavoro e fra queste l’esposizione alle sorgenti di rumore rappresentate in campo dal cantiere di macchine impiegato e in magazzino dalla linea di lavorazione.

Le indagini eseguite hanno abbracciato due stagioni agrarie e hanno consentito di verificare i livelli di rumore e le principali fonti, nonché di indicare le opportune modalità da adottare per la protezione degli addetti dal rischio di esposizione al rumore.

Motivazioni alle indagini sulla sicurezza e sull’igiene del lavoro

Negli ultimi decenni la Sicilia sud – orientale è divenuta sede di importanti produzioni ortive, sia in pieno campo che in ambiente protetto. In particolare, con i suoi quasi 14.000 ha di ortaggi e una produzione di oltre 570.000 tonnellate nel 2000 (ISTAT), la provincia di Ragusa si colloca ai primi posti in Italia per produzione e commercio di prodotti orticoli. Gran parte di questo prodotto, per lo più destinato al mercato del consumo fresco, transita nelle linee di confezionamento per esaltarne le caratteristiche commerciali e aumentarne il gradimento da parte del consumatore. Con le accresciute esigenze di mercato, i magazzini sono diventati, almeno quelli di maggiori dimensioni, vere e proprie realtà industriali, contraddistinte da tecnologie sempre più aggiornate ed elevati impieghi di capitale e manodopera, spesso organizzata su più turni di lavoro.

L’evoluzione tecnologica, le mutate esigenze del mercato, l’impiego di nuove macchine e tecniche di lavorazione influenzano le condizioni di lavoro in campo e nei magazzini, modificandole profondamente rispetto al passato, e impongono una attenta valutazione delle risorse impiegate, nonché una accorta tutela delle condizioni igieniche del posto di lavoro, al fine di non vanificare i considerevoli investimenti economici o compromettere la salute degli addetti.

In considerazione che la maggior parte della produzione italiana, ben il 90%, è destinata al consumo dopo interventi di condizionamento e che intorno ad una linea di lavorazione si colloca un certo numero di unità lavoratrici per un periodo di tempo che intercorre fra febbraio e giugno, appare particolarmente importante la valutazione degli aspetti ergonomici, rilevando i livelli di rumorosità presenti presso le diverse stazioni di lavoro e confrontandoli con i limiti imposti dalla normativa italiana.

La filiera

Circa i due terzi della produzione totale mondiale di carote (19.546.939 t) si ottiene in Europa (6.932.704 t) ed Asia (7.760.713 t). In quest’ultimo continente la Cina detiene di gran lunga il primato di superfici (287.800 ha) e produzioni (5.120.000 t). La carota è un ortaggio coltivato per lo più in pieno campo e prodotto su tutti i continenti per l’importanza delle produzioni, sia economica che alimentare.

Figura 1

Figura 2

Figura 3

Il 75 % della produzione italiana, che si attesta sulle 600.000 tonnellate (fonte ISTAT), proviene principalmente da quattro regioni:

  • Sicilia (26 %)
  • Emilia (20%)
  • Abruzzo (21 %)
  • Lazio (12 %)
  • Altre (Veneto e Puglia) (21%)

Figura 4

Figura 5

Tabella 1

Figura 6

Tabella 2

Figura 7

Figura 8

La coltivazione della carota si è rapidamente diffusa in Sicilia specie nel territorio di Ragusa e Siracusa. Coltivata sin dalla metà degli anni ’60, la carota interessa oggi quasi 3.500 ha che fanno della Sicilia la prima fra le regioni per superficie dedicata.

I motivi sono da ricercare nel clima che consente, a differenza delle altre zone italiane di produzione (Chioggia, Avezzano, ecc.), la coltivazione in pieno campo in ciclo autunno – vernino – primaverile e nella possibilità connessa di immettere sui mercati nazionali e specialmente esteri (Germania, Francia, Svizzera, ecc.) prodotto fresco con scarsa concorrenza. A questo va aggiunto che i terreni sciolti e la disponibilità d’acqua per le irrigazioni di soccorso fanno conseguire produzioni di qualità eccellente. I dati ISTAT «coltivazioni 2001 aggiornati al 31/12/2000 provvisori suscettibili di rettifiche» rappresentano la carota come segue:

Tabella 3

Figura 9

Tabella 4

Figura 10

Figura 11

Si può ritenere che il rapido sviluppo registrato nelle quattro regioni (Sicilia, Abruzzo, Lazio ed Emilia Romagna) è da attribuire non solo all’elevata produzione lorda vendibile che è possibile ricavare in quelle regioni, ma anche al fatto che la coltura è completamente meccanizzata. Riguardo poi alla destinazione della produzione allo stato fresco, il 60% è assorbito dal mercato interno e il 30% circa è esportato; mentre la rimanente quota del 10 % è destinata all’industria di trasformazione alimentare e farmaceutica.

Figura 12

Tecnica Colturale

La tecnica colturale è decisamente orientata verso una intensificazione del processo produttivo, il che giustifica anche le elevate rese unitarie riscontrate, e della meccanizzazione, al fine di abbattere i costi di produzione e di compensare la diminuzione nella disponibilità di manodopera.

Il periodo di semina si può dividere in 4 epoche e precisamente:

  • 1ª epoca: semina in Ottobre ÷ raccolta in Gennaio;
  • 2ª epoca: semina in Dicembre ÷ raccolta in Aprile;
  • 3ª epoca: semina in Gennaio ÷ raccolta nella seconda metà del mese di Aprile;
  • 4ª epoca: semina in Febbraio ÷ raccolta in Maggio.

La coltivazione della carota beneficia di una aratura profonda o mediamente profonda, alla quale segue un accurato amminutamento dello strato superficiale che dovrà essere molto accurato. Si rendono quindi necessarie ripetute erpicature e se il caso anche una rullatura. Per evitare ristagni d’acqua, a cui le piante sono molto sensibili, è consigliabile sistemare il terreno a prode rialzate larghe 1 m circa. Tra le operazioni colturali successive alla semina particolare importanza assumono i diserbi e i trattamenti di difesa. Nelle coltivazioni da orto utile può anche risultare una leggera rincalzatura e persino un diradamento manuale.

La concimazione della carota viene eseguita sia in presemina che in copertura. Pur richiedendo elevate quantità di sostanza organica nel terreno la carota teme apporti diretti di letame, i quali potrebbero causare deformazioni, imbrunimenti e assunzioni di spiacevoli odori a carico del fittone. E’ perciò consigliabile eseguire la somministrazione di letame alla coltura che precede la carota, in modo che questa lo trovi ormai decomposto e amalgamato con la terra. Si evidenziano comunque forti consumi, specialmente di potassio. Utili possono essere anche le somministrazioni di microelementi, che talvolta permettono di aumentare notevolmente la produzione. La carota sarebbe particolarmente esigente di alcuni microelementi: il boro, il manganese, il rame, lo zinco. La somministrazione di questi elementi, anche se non si riscontra apparentemente nessun carattere di deficienza, aumenta la produzione, la dimensione delle radici e la qualità.

La semina in pieno campo si effettua quando la temperatura ambiente si stabilizza intorno a 10-15 °C e si esegue a file distanziate da 15 cm (cultivar a radice corta e in terreni ottimali) fin verso i 35 cm (cultivar a radice lunga e in suoli non particolarmente fertili). La scelta delle distanze è legata a numerosi fattori; natura del terreno, fertilità, stagione di coltivazione, caratteri della cultivar.

La semina in pieno campo avviene con seminatrici di precisione e i semi andranno interrati, secondo la natura del terreno, da 0,5 a 1 cm; questo spiega la necessità di amminutare accuratamente il terreno. Si useranno circa 0,3-0,5 g/m² di seme, dimezzando perciò la quantità rispetto a quando si seminava a spaglio. Solo dopo aver lavorato profondamente il terreno e averlo sistemato in superficie accuratamente, dopo erpicato ed eventualmente rullato si può procedere alla semina. Il seme di carota è piuttosto lento a germinare specialmente quando la temperatura è bassa. Tra i 6 e i 10 °C, la carota impiega 30-40 giorni a germinare e per anche più di 15 giorni si assiste alla fuoriuscita delle piantine dal terreno. Con l’aumentare della temperatura, la durata della germinabilità si abbrevia (tra i 20 ed i 30°C, la carota inizia a germinare dopo 8 giorni dalla semina). Affidato il seme al terreno lo si ricopre leggermente, si passa quindi con il rullo per comprimere bene il terreno intorno ai semi e facilitare così l’idratazione. Anche le piantine, specie nei primi stadi, crescono con grande lentezza sono quindi facilmente soffocate dalle erbe infestanti e questa è la ragione della necessità di un accurato controllo delle erbe infestanti.

Aspetti della qualità e della commercializzazione

Le richieste di ordine mercantile sono dettate dalle necessità di programmare la lavorazione con evidente riferimento alle possibilità di collocamento del prodotto finito nel breve e medio periodo. Altra possibilità di buono smercio del prodotto è rappresentata dall’offerta della primizia, cioè al momento nel quale il prezzo è nettamente superiore. Però i tempi per approfittare in larga misura di simile possibilità sono piuttosto limitati, tenuto conto delle interferenze che si vengono a creare tra l’offerta di produzione delle diverse zone. Fermo restando gli indispensabili elementi che fanno parte del pacchetto qualità: freschezza, regolarità della forma, croccantezza, mancanza della parte centrale legnosa, assenza di radici avventizie, la carota ai fini commerciali viene classificata in tre principali categorie:

  • categoria extra: non è ammessa alcuna colorazione verde o rosso violacea al colletto. Le radici devono essere pulite, lisce senza tracce di alterazioni da gelo.
  • categoria prima: è consentita una colorazione diversa al colletto pari ad 1cm per le carote lunghe sino ad 8 cm. Vengono tollerate una leggera deformazione, leggere screpolature purché cicatrizzate, leggere spaccature dovute alla manipolazione e al lavaggio.
  • categoria seconda: è consentita una colorazione diversa al colletto sino a 2 cm. Vengono tollerate anche screpolature cicatrizzate purché non raggiungono l’asse centrale.

Per ciò che concerne il calibro è ammesso un minimo di 10 mm di diametro e 8 grammi di peso. Invece il calibro massimo è fissato in 40 mm e 150 grammi di peso per le carote novelle e per le varietà a radice piccola, mentre per le normali il calibro minimo è di 20 mm e 50 grammi di peso. Passando alle categorie extra: qui il calibro massimo è fissato in 45 mm e 200 grammi di peso. Per quanto riguarda le confezioni: le carote possono essere presentate in mazzi con le foglie verdi, sane, con peso uniforme e con mazzi disposti su uno o più strati. Se invece le carote vengono presentate senza foglie possono essere contenute in imballaggi dalle dimensioni:

  • 30 x 40 cm
  • 30 x 50 cm
  • 40 x 60 cm

In questi ultimi tempi la tecnica dell’insacchettamento in materiali trasparenti sta assumendo un’importanza sempre maggiore soprattutto se nelle confezioni vengono messi ben in evidenza i marchi commerciali, il calibro, il peso netto e l’indicazione della zona di produzione. Se invece la commercializzazione riguarda non le carote intere, bensì le rondelle di spessore compreso tra 6 e 10 mm, il diametro varia fra 15 e 25 mm e fra 26 e 45 mm; per i cubetti 10 x 10 mm sono da preferire i diametri fra 40 e 50 mm.

DESCRIZIONE DELLA RACCOLTA

La raccolta della coltura viene effettuata mediante un cantiere costituito dalla macchina raccoglitrice a più file (4), trainata da una trattrice a ruote di adeguata potenza (95 kW), e dai veicoli per la movimentazione dei cassoni in campo, quali carrelli elevatori fuoristrada di 59 kW o trattrice di 51 kW attrezzato con fork lift. I camion, caricati con i bins pieni di carote, fanno la spola tra i campi ed il centro aziendale, riportando sul cantiere di raccolta i bins vuoti.

La macchina raccoglitrice esegue il disinterro delle carote mediante vomerini e per eseguire questo intervento con la necessaria precisione, tenendo conto che le carote sono coltivate su prode larghe 1,3 m separate da 30 cm di terreno libero ove devono procedere le ruote, l’apparato di sterro viene guidato da un operatore il cui posto di comando è alloggiato sulla macchina stessa. Contestualmente al disinterro, le parti epigee vengono afferrate da cinghie in movimento in modo che il prodotto appena estirpato venga indirizzato verso il dispositivo scollettatore ed il vaglio di separazione fra carote e foglie. Mentre queste ultime vengono fatte ricadere sul campo dalla parte posteriore della macchina, le prime sono convogliate verso uno dei cassoni portati su una slitta applicata lateralmente alla macchina. Su una piattaforma di selezione 1-3 operatori effettuano una prima selezione ed eventuale eliminazione di materiale estraneo e/o radici inadatte alla commercializzazione. Completato il riempimento del cassone, un operaio che procede a piedi al fianco della raccoglitrice aziona un comando che interrompe momentaneamente il flusso delle carote, libera il cassone e lo spinge in direzione opposta a quella della macchina facendo in modo che giunga a terra, e infine fa scorrere un cassone vuoto posizionandolo sotto il flusso di carote da egli stesso ripristinato.

Come già detto, i cassoni pieni vengono raccolti da un carrello dotato di fork lift, posizionati sui camion ed avviati al magazzino di lavorazione.

La raccolta procede con direzione parallela ai lati lunghi del campo, ha inizio in corrispondenza di questi per procedere verso il centro dell’appezzamento e avviene senza ritorno a vuoto.

Prima del passaggio delle macchine, nella porzione di terreno che è già stata interessata dalla raccolta alcuni addetti dislocano ad intervalli pressappoco regolari i cassoni che poi saranno utilizzati nella raccolta. I cassoni sono disposti sulla sinistra del senso di marcia, in quanto il carico e lo scarico rispettivamente dei pallets vuoti e dei pieni, avviene esclusivamente da questo lato della macchina.

Per ogni filare si riempiono nella giornata da 8 a 10 cassoni.

In definitiva, gli operatori interessati sono in n° di 12 – 14 così impegnati:

  • 1 guida la trattrice;
  • 1 guida l’operatrice;
  • 1-3 effettuano una prima selezione;
  • 1 sorveglia la “cattura” delle porzioni epigee stando sulla raccoglitrice;
  • 2 si occupano del carico e scarico;
  • 1 – 2 sono impegnati nella movimentazione dei pallets;
  • 5 sono impegnati nella raccolta manuale delle carote residue dopo il passaggio delle macchine.

A fine raccolta si effettua una lavorazione del terreno con tiller portato da una trattrice di 59 kW o 73 kW per evitare la costipazione del terreno dovuta al passaggio delle macchine raccoglitrici.

I rilevamenti fonometrici eseguiti in campo

La raccolta avviene per un lungo periodo (febbraio – maggio), coinvolge un elevato numero di addetti e viene eseguita con cantieri che vedono la presenza di più macchine. Fra queste, quella utilizzata per la raccolta è tipica della coltura, mentre le altre si riscontrano comunemente anche per le altre coltivazioni. La raccoglitrice meccanica contiene diverse parti in movimento e richiede la presenza di operatori in posizioni che appaiono vicine alle fonti di rumore.

Esempio di scheda di sicurezza

Bibliografia relativa alla filiera

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