Progetto “IRCARN”

“IRCARN – Studio di Interventi per la Riduzione della Concentrazione degli Aerodispersi durante la Raccolta meccanizzata delle Nocciole”

Responsabile progetto: Prof. Massimo Cecchini

Responsabile U.R.: Prof. Danilo Monarca

Nelle provincie di Viterbo e di Roma, durante la raccolta delle nocciole (fine agosto-inizio settembre), le macchine utilizzate per la raccolta dei frutti danno luogo al sollevamento di polveri le quali, se inalate, possono compromettere la salute dei lavoratori e dei cittadini residenti in prossimità degli appezzamenti. Gli effetti nocivi legati alla respirazione delle particelle volatili, che spesso contengono prodotti chimici utilizzati durante i trattamenti antiparassitari, non sono da trascurare.

La problematica, nel comprensorio viterbese e romano, così come nelle altre località italiane ove è diffusa la corilicoltura, è molto sentita. Alcuni comuni, nella stagione 2009, hanno vincolato l’inizio della raccolta, nei noccioleti prossimi ai centri abitati, all’arrivo delle piogge.

La questione è già stata affrontata in passato attraverso tentativi che possono essere così sintetizzati:

  • utilizzo di macchine dotate di cicloni di abbattimento;
  • utilizzo di macchine raccattatrici in sostituzione di quelle aspiratrici;
  • adozione di tecniche di lavorazione del terreno “a pratino”;
  • scarichi della polvere direzionati verso il terreno anziché dispersi in aria come avveniva nei primi modelli di macchine raccoglitrici.

Gli interventi suddetti non hanno risolto il problema che puntualmente si ripropone ogni anno, specie durante le stagioni estive particolarmente siccitose.

Con riferimento a questa tematica la presente linea di ricerca e sviluppo intende portare ad una decisiva risoluzione del problema polveri apportando miglioramenti nelle macchine raccoglitrici e/o nelle tecniche di raccolta.

Gli interventi proposti seguono due filoni ben distinti (linee di ricerca) così schematizzati:

  1. interventi a monte, prima del passaggio delle macchine raccoglitrici e quindi precedentemente la raccolta del prodotto;
  2. interventi a valle, agendo sui condotti di scarico della polvere presenti nelle macchine raccoglitrici, quando il prodotto è già stato prelevato da terra.

Nel primo caso l’idea progettuale è quella di sviluppare un sistema, da applicare direttamente alle macchine raccoglitrici, che riesca a conferire al terreno un tasso di umidità adeguata, impedendo il sollevamento delle polveri. La prima linea di ricerca si baserà anche sull’impiego di altre macchine già presenti in azienda (irroratrici, atomizzatori), che dovrebbero essere impiegate precedentemente alla raccolta, sempre allo scopo di umidificare il terreno (in questo caso le macchine dovrebbero percorrere il letto di caduta prima del passaggio delle raccoglitrici, pertanto dovranno essere sviluppati semplici dispositivi in grado di allontanare le nocciole a terra dalle zone di passaggio delle ruote): si tratta, in altre parole, di intervenire sulle tecniche di raccolta al fine di ottimizzare le varie fasi con l’obiettivo di ridurre al minimo tecnicamente possibile la produzione di polvere.

Si pensa all’utilizzo di barre irroratrici modificate, già utilizzate in campo agricolo per la fertirrigazione ed i trattamenti antiparassitari. Si vuole sfruttare il principio della nebulizzazione pneumatica a basso volume. Il funzionamento di questa tecnologia è estremamente semplice: l’acqua, invece di essere spruzzata, viene nebulizzata in gocce minutissime e trasportata dal flusso d’aria sul terreno da bagnare. Questa condizione si ottiene sfruttando il principio fisico del “Tubo di Venturi” e consiste nel creare una fortissima corrente d’aria, immetterla in un tubo e farla uscire attraverso una opportuna strozzatura. L’acqua, priva di pressione, viene convogliata al centro della strozzatura dove, per azione della velocità dell’aria, si polverizza.

Le prove saranno rivolte a determinare il volume di acqua, la velocità di avanzamento delle macchine provviste di barre irroratrici, il numero di irrigatori e la portata, affinché si ottenga la migliore condizione umettante che impedisca la diffusione della polvere, con, nello stesso tempo, una minimizzazione dell’impiego di acqua. In sostanza il terreno non dovrà risultare eccessivamente bagnato, ma dovrà presentare un adeguato grado di umidità. La quantità di acqua irrorata dovrà garantire l’immobilizzazione delle particelle più leggere presenti nel terreno, ma al tempo stesso permettere il normale svolgimento del lavoro senza causare problemi legati all’ostruzione, dovuta al fango, delle tubature di transito del prodotto all’interno delle macchine raccoglitrici. I suddetti interventi riflettono lo spirito delle normative in materia di sicurezza e igiene del lavoro (D.Lgs. 81/2008 e succ. modif.) che prevedono l’intervento alla fonte come intervento prioritario ai fini della tutela della salute dei lavoratori.

La seconda linea di ricerca riguarda l’abbattimento delle polveri intervenendo, mediante opportuni dispositivi, lungo le tubature di scarico delle stesse. Si pensa all’applicazione di acqua, erogata tramite ugelli irroratori a basso volume, che vada ad intercettare il flusso di polvere, foglie e rametti prima della loro uscita verso l’ambiente esterno. Si interverrà sulla ventola posizionata a valle dei cicloni di abbattimento o sulla condotta di scarico in posizione iniziale, intermedia o finale.

Dovrà essere studiata, tramite apposita apparecchiatura, la velocità media dell’aria in uscita dallo scarico ai diversi regimi di rotazione del motore affinché possa essere definito l’ideale posizionamento degli ugelli, e la portata degli stessi, per ottenere i risultati desiderati.

In entrambi i casi dovranno essere individuati, sulle macchine o sui carrelli di trasporto del prodotto, spazi idonei a contenere il serbatoio dell’acqua da distribuire. Una prima idea è quella di destinare ai contenitori una parte del volume dei carrelli trainati dalle macchine, attualmente impiegati come rimorchi di accumulo del prodotto raccolto. La giusta collocazione e lo spazio necessario verranno definiti dopo aver determinato la quantità di acqua richiesta per ettaro. Questa seconda linea di ricerca è maggiormente mirata alla commercializzazione di macchine conformi alle normative europee (“direttiva macchine” che disciplina, tra l’altro, la certificazione e marcatura CE delle macchine).

Nel complesso, pertanto, le due linee di ricerca potranno apportare benefici, oltre che agli utenti (lavoratori addetti alla raccolta), anche alla popolazione (dei comuni presso i quali sono ubicati i noccioleti) e delle case costruttrici di macchine per la raccolta di frutta in guscio (l’Italia è il primo produttore mondiale di questa tipologia di macchine). I sistemi che si intende sperimentare si caratterizzano per poter essere applicati anche a tutti gli altri modelli di macchine raccoglitrici: oltre che sulle macchine, infatti, si interviene sulla tecnica di raccolta.

La valutazione dell’efficacia degli interventi proposti verrà effettuata attraverso la misura, con apposita strumentazione, della concentrazione di polveri che investono l’operatore e che persistono nell’ambiente dei campi di raccolta.

Allo stato attuale la difesa contro questo agente di rischio è affidata soltanto all’impiego di dispositivi di protezione individuale (D.P.I.), quali i facciali filtranti monouso, che hanno il grosso limite di proteggere soltanto l’operatore che li indossa. Le normative in materia di igiene del lavoro (D.Lgs. 81/2008), però, consentono l’utilizzo di D.P.I. solo nel caso in cui non siano possibili altre misure di prevenzione alla fonte o, comunque, a carattere collettivo. Si ritiene pertanto di fondamentale importanza ricercare dei meccanismi alternativi che diano una soluzione concreta al problema.

I risultati delle sperimentazioni programmate nell’ambito del presente progetto, che saranno pubblicati su questo sito e scaricabili liberamente al termine dello stesso (gennaio 2013), potranno avere grande impatto nel settore corilicolo e nei territori ove questo è diffuso. Occorre evidenziare come non siano disponibili in letteratura tracce di sperimentazioni simili né in Italia né all’estero: la stessa Università della Tuscia, che da diversi anni si occupa del problema, non ha proposto soluzioni analoghe in passato. Si ritiene, in base all’esperienza pregressa, e ad esperienze in altri settori (es.: lavorazioni nel settore minerario), che gli interventi proposti con il presente progetto abbiano rilevanti possibilità di successo.

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Presentazione:

Study of a Device for Reducing the Dust Concentration During Mechanized Harvesting of Hazelnuts – Cecchini M., Monarca D., Colantoni A., Cavariani F., Bedini L., De Rossi M., Pagano M., Fedrizzi M., Guerrieri M.

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Materiale on-line

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